Adesso piange. La balenga. Quanto cervello sprecato...Allo spiedo li
farei, con le patatine tonde... lei e suo marito, quel plantigrado.
Hanno chiamato il figlio Leone e adesso che fa la prima elementare
piangono perché i compagni di classe gli fanno tutto il giorno grrr grrr.
Ma pensa. Lunedì giocando agli esploratori l'hanno anche catturato e
chiuso nel gabinetto. E adesso piangono tutti. Mamma, papà e figlio re
della foresta.
Siccome non posso sempre farmi i fatti miei, vi chiedo un piacere.
Personale. Cari bandoleri stanchi e care Lady Marian. Quando decidete di
unire l'utero al dilettevole, mi fate un pochino di attenzione? Potete
mica chiamare la vostra creatura con un nome decente? Non è che Leone
sia brutto, ma è più da papa che da scolaro di prima elementare. Io
penso che il primo vero atto di responsabilità dei genitori nei
confronti del figlio sia la scelta del nome. Non del nido, della culla o
del ciripà. Vi prego: non infierite. La vita è già così complicata. Non
mi dite che quello che avete appioppiato al pupo è semplicemente il
nome del nonno materno. Non è affatto una giustificazione. Se il povero
nonno ha già avuto la sfiga di chiamarsi Sulpicio, perché vogliamo
continuare a far soffrire il nipote? Il mio amico Stefano di Roma ha
chiamato il figlio Manfredi Galeazzo. Che non fa rima con niente. E la
sorellina? Erbaluce. Almeno fossero di Caluso.
Ma ci sono anche i genitori temerari. Che azzardano il nome storico o
mitologico. Bravi. E se poi vostro figlio che avete battezzato
Marcantonio vien su una mezza sega? A chi deve dire grazie? A voi due
che vi chiamate Franca e Piero. Deficienti. E quelli che danno il nome
della ricorrenza? Mia zia è nata a Natale e l'han chiamata Natalina. Se
fosse nata a Pasqua l'avrebbero chiamata Pasqualina. Ma se fosse venuta
al mondo il giorno dei morti come l'avrebbero chiamata? Mortisia o
Mortalì?
Vorrei inventare una legge che permetta ai figli, raggiunta l'età della
ragione, di cambiare il nome ai genitori. Così chi è stata chiamata
Savana ribattezzerà sua madre Calcutta e saranno pari. Ma è inutile
sognare. Qui in Italia sono anni che chiamiamo un prosciutto Gran
Biscotto e nessuno fa una piega.
29 agosto 2002
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Brano tratto dal libro \"La principessa sul pisello\" di Luciana Littizzetto