Le origini di Roma - I Latini

Il primo approccio di Enea con la terra che gli è stata destinata dal Fato non potrebbe essere più positivo: il re Latino, figlio di Fauno e della ninfa Marica, lo accoglie con estrema benevolenza. Purtroppo però questo momento favorevole non dura a lungo: ci mette lo zampino Giunone, che come sempre fa di tutto per ostacolare Enea e i Troiani, e manda una furia, Aletto, a istigare contro Enea la moglie di Latino, Amata, e il re dei Rutuli, Turno, che è anche futuro genero di Latino (che gli ha promesso in sposa la figlia Lavinia). Non contenta, la dea muove all'odio l'intero popolo dei Latini, e a questo punto l'atmosfera è davvero incandescente. I dissapori, in realtà, nascono anche dal fatto che il re Latino, completamente conquistato da Enea, fa un pensierino sul dargli in moglie Lavinia, e questo "dettaglio" non fa certo piacere a Turno, né alla regina Amata.

La scintilla la fa scoppiare Ascanio / Iulo, il figlio di Enea, uccidendo una cerva: tra Troiani e Latini è guerra, e dalla parte dei Latini ci sono anche i Rutuli, capitanati da Turno, e i Volsci, capitanati da Camilla, la vergine guerriera. Enea, messo pericolosamente alle strette, risale il corso del Tevere per cercare alleati e incontra Pallante, figlio di Evandro re degli Arcadi; Evandro, che a suo tempo aveva già ospitato anche Ercole, lo accoglie nella sua reggia e gli fa da guida mostrandogli in tutti i posti più belli del suo regno, che saranno poi il centro della nuova città di Roma, cioè i famosi colli.  Gli Arcadi saranno fedeli alleati di Enea per tutta la guerra.

Intanto Venere, preoccupata per il suo protetto, chiede a Vulcano, il fabbro degli dei, di forgiare delle armi per Enea; Turno cerca di incendiare la flotta troiana, ma le navi miracolosamente si salvano, perché la dea Cibele le trasforma in ninfe marine; a Turno non resta nient'altro da fare che assaltare direttamente l'accampamento. Quando avviene l'assalto, vengono scelti due giovani, Eurialo e Niso, e vengono mandati in cerca di Enea per avvisarlo: i due, amici per la pelle, si dimostrano decisamente imprudenti, e strada facendo, passando per gli accampamenti dei nemici, non riescono a resistere alla tentazione di uccidere nel sonno alcuni di loro. Ma pagheranno cara la loro intemperanza: vengono infatti colti sul fatto, ed Eurialo viene immediatamente ucciso; Niso riesce a nascondersi ma, alla vista dell'amico caduto, esce dal suo nascondiglio, si batte con alcuni dei Rutuli, e infine si lascia cadere morente vicino al corpo dell'amico.

L'assalto all'accampamento troiano continua, e gli stessi dei non riescono ad accordarsi tra loro sulla sorte della battaglia: Giove, stremato, decide alla fine di lasciar fare al Fato. Finalmente arriva Enea con i suoi alleati arcadi: la lotta è furibonda, e il primo punto lo strappa Turno uccidendo Pallade e rubandogli le armi; Enea lo insegue, ma non riesce ad acciuffarlo; in compenso uccide altri due Rutuli, Mesenzio e il figlio Lauso.

Latino sfodera tutte le sue armi diplomatiche e cerca di convincere Turno a fare una tregua; ma ormai anche Enea, adirato per la morte di Pallante, vuole la battaglia; mentre Turno si apposta sui monti per tendere a Enea un'imboscata, la fiera Camilla lo affronta con la cavalleria e viene uccisa. Turno sfida personalmente Enea, che accetta il duello, ma la sorella di Turno, Giuturna, spaventata perché il fratello le sembra quello che fra i due è destinato a soccombere, spezza la tregua instaurata per il duello e la guerra ricomincia.

Quando Enea prende d'assalto la città, la regina Amata si uccide: a questo punto il duello tra Turno ed Enea è inevitabile; il Troiano ha la meglio e Turno cade ai suoi piedi, supplicando di risparmiarlo. Il pio Enea esita, ma poi vede sul nemico le armi dell'alleato Pallante, e preso dal rancore lo uccide.

La guerra termina così con la vittoria di Enea: Latino gli dà in moglie la figlia Lavinia e lo designa come suo successore al trono; e qui finisce la storia di Enea come ce la racconta Virgilio. Ma non finisce qui la leggenda: dopo quattro anni di regno, durante un combattimento contro gli Etruschi, nel pieno di una furiosa tempesta Enea sparisce, svanisce nel nulla proprio nello stesso modo misterioso in cui sarebbe scomparso anche Romolo. Venere stessa infatti trasporta Enea nell'Olimpo, dove viene ammesso tra gli dei con il nome di Giove Indigete. Dopo la sua scomparsa, il figlio Iulo fonda la città di Alba, generando la prima gloriosa stirpe romana, la gens Iulia o Giulia.

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