Da Creedence a Allan Dellon, gli strani nomi dei calciatori brasiliani

Sapevate che Alain Delon gioca in Brasile? E che Stevie Wonder bazzica tra i campi di gioco di Rio de Janeiro? Niente paura, è solo il divertente mondo dei nomi dei calciatori brasiliani. Affibbiati loro da genitori a volte inclementi, ma più spesso talmente fanatici da trasmettere ai figli, in modo originale, la loro passione per star sportive, musicali o cinematografiche. Ecco una veloce, e sommaria, carrellata.

La musica è ben rappresentata. Nelle giovanili del Ceres, club la cui prima squadra è attualmente in testa alla classifica della serie B carioca, si disimpegna Steve Wonder (così, senza la “i”). Che nel 1991 (anno di nascita del ragazzo) avrebbe anche potuto chiamarsi Michael Jordan, prima che la scelta ricadesse sull’opzione canora. L’unico a portare un nome normale in famiglia è il padre Marinho, ex ala destra del Bangu dei tempi belli (anni ’80). La madre, invece, si chiama… Liza Minnelli.

Ma l’Oscar della bizzarria va probabilmente a Creedence Clearwater Couto, attaccante 32enne del Santa Cruz (serie A del Gauchão) con un passato al Guarani e al Figueirense nel Brasileirão, i cui genitori erano talmente amanti della musica dei fratelli Fogerty (e come biasimarli) da omaggiarla così. Non rientra nel nome ma costituisce l’apelido, ovvero il soprannome, il “Michael Jackson” con cui viene identificato l’attaccante Adriano, ex Fluminense e Palmeiras, ora in Cina col Dalian Shide. Il motivo? Chiaro: imita l’ex cantante americano ballando il Moonwalk dopo ogni gol.

Le storpiature dei nomi, in Brasile, sono all’ordine del giorno. E così l’Alain Delon di cui si diceva diventa Allan Dellon: 33enne attaccante del Fluminense di Feira de Santana, club baiano, ha vestito nella propria carriera maglie gloriose come quelle di Vitoria e Vasco. Come nel caso di Steve Wonder, anche lui è in buona compagnia, in famiglia: la sorella si chiama Shirley MacLean, come l’attrice statunitense. E a proposito di cinema, forse non tutti sanno che il nome completo di Maicon, terzino dell’Inter, è Maicon Douglas Sisenando. Esatto: Maicon Douglas, (quasi) come il figlio di Kirk.

Evidenziato anche dai media nazionali il proliferare di Romarios, e la presenza di un Roberto Baggio e di un Baloteli (una sola “l”), nella Copa São Paulo disputata a gennaio. Ma nelle rose giovanili troviamo altri sentiti omaggi calcistici, seppur leggermente storpiati: un Rudigullithi e un Raykhard, ricordo del Milan stellare di Sacchi e Capello, un Franthescolly probabilmente meno principesco, un Auguentaller. Ad inizio 2000 girava il Brasile un certo Dino Sani, con trascorsi al Botafogo di Ribeirão Preto e al XV de Piracicaba. E in Romania se la cava il Michel Platini verdeoro.

Dopo Socrates e la caricatura Aristoteles, il calcio filosofico continua col giovane Temistocles e con Sosthenes José Santos Salles, che altri non è che Neto Berola, attaccante dell’Atletico Mineiro. La scienza era ben rappresentata negli anni ’90 con Galileo Galilei Percovich, detto Leo, portiere peruviano che passò senza troppa fortuna tra Galo e Flu. Non mancano nemmeno politici (Bismarck, buoni trascorsi al Vasco da Gama, ma anche Nixon e Delkennedy), dittatori (Saddan) e personaggi delle fiabe (Olliver Gulliver).

Tra bizzarria e folklore, tutti devono accettare, volenti o nolenti, un nome che non può non risaltare. Mica detto, comunque, che ciò impedisca il nascere di una carriera luminosa: come dimostrato dagli esempi sopra citati, in molti hanno raggiunto la serie A. E poi, il simbolo per eccellenza è stato idolo a Milano, ha vinto un Pallone d’oro e cerca ora di riportare la propria carriera sui binari dell’eccellenza in quel di Madrid. Uno che ce l’ha fatta a sconfiggere le risatine è proprio lui, Ricardo Kakà da San Paolo.Da Creedence a Allan Dellon, ecco gli strani nomi dei calciatori brasiliani
7 marzo 2012 - Articolo di Stefano Silvestri
tratto da Calciosudamericano.it

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