Il nome del figlio è strano? Interviene il giudice
ROMA - Anise, Crietta, Crispolto, Perosopo o Roteide? O preferite
chiamare vostro figlio/a Cassandra, Custode, Derna, Elcide o Elesia?
Potreste anche optare per Alvisia, Averis, Caio, Donilla, Diussima o
Ginestra. Oppure Igea, Iride, Neida, Raymonda o Tristano. A voi la
scelta. Strano quanto volete ma l'importante è che non sia un nome
ridicolo, vergonoso o imbarazzante. Nello scegliere come si chiamerà per
tutta la vita vostro figlio dunque l'importante è esagerare, ma non
troppo visto che se il nome scelto è troppo bizzarro o dannoso
interviene il Procuratore della Repubblica. Tra le sue competenze ci
sono infatti anche le iscrizioni nel registro dello Stato civile. La
normativa risale al 2000 e gli interventi sono frequenti vista la
fantasia "creativa" di alcuni genitori. O l'influsso delle soap
americane che fanno nascere piccoli italiani con nomi decisamente
inusuali. Se non volete aver problemi con la legge ecco una classifica
di alcuni dei nomi più usati nel 2003: Giulia, Alessia, Chiara, Martina,
Sara per le femmine; Matteo, Lorenzo, Andrea, Alessandro, Francesco per
i maschi.
COSA DICE LE LEGGE - La legge tutela infatti il cittadino in fasce in
primo luogo nei casi in cui il genitore gli voglia imporre nomi
ridicoli, vergognosi e che potrebbero essere imbarazzanti in futuro. In
questo caso è l'ufficiale di stato civile all'anagrafe ad avere il
compito di avvertire e dissuadere i genitori troppo creativi, ma qualora
questi insistessero nel loro intento interviene appunto il Procuratore,
che sottopone il caso al tribunale per un giudizio di rettifica. Ma la
normativa sullo stato civile - l' ultimo ordinamento, in vigore dal
2000, confermando questo tradizionale ruolo delle Procure specifica
ulteriormente la casistica - prevede anche, per esempio, che non possano
essere attribuiti nomi di illustri famiglie storiche, né che a due
fratelli possa essere attribuito lo stesso nome.
ESEMPI - Al procuratore di Treviso Antonio Fojadelli, ad esempio, è
accaduto di dissuadere un padre straniero dall'attribuire
all'ultimogenito un nome molto simile a quello di un altro figlio: e
questo a tutela del diritto del singolo di distinguere la proprio
identità personale. Ma la materia è per sua natura di non facile
definizione: e così, se i giovani genitori italiani sembrano talvolta
troppo sensibili alle suggestioni delle soap opera televisive, quelli
stranieri propongono nomi che possono suonare strani al nostro orecchio,
ma appartengono a culture che - precisa il magistrato - devono essere
rispettate.
E se qualcuno volesse chiamare la propria bambina Andrea? In questo
caso, conclude il magistrato trevigiano, conta la tradizione italiana,
che vuole che il nome sia solo maschile. Ma i casi più frequenti di cui
ci si occupa in procura, osserva da parte sua il procuratore veneziano
Vittorio Borraccetti, sono quelli di persone che, una volta adulti,
vogliono cambiare il nome che è stato loro attribuito. Ma perchè questo
accada, la richiesta deve essere adeguatamente motivata. Agli annali
invece è già passato il caso di una ignara neonata che doveva chiamarsi
Silfide, ma uno fortunato errore di trascrizione le ha dato il nome di
una inconfessabile malattia.
26 maggio 2004
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Articolo tratto dal Corriere della Sera
del 26 maggio 2004
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