I nomi degli stadi italiani

A chi sono intitolati gli stadi italiani e perchè? Ecco l'elenco dei principali stadi nostrani in attesa di vedere come verranno stravolti i nomi di alcuni impianti con i naming rights, ovvero i diritti acquistati dagli sponsor per vedere il proprio nome assegnato all'impianto sportivo (come lo stadio dell'Arsenal chiamato Emirates Stadium o quello del Bayern Monaco ribattezzato Allianz Arena).

Informazioni tratte da www.gazzetta.it

SANTI E REGIONI - Su 16 stadi della massima serie, due (per complessive quattro squadre: Roma, Lazio, Juve e Torino) sono olimpici e due sono dedicati a santi (Paolo ed Elia). In più abbiamo il Friuli di Udine, che omaggia, appunto, la regione; il Via del Mare di Lecce non ha bisogno di spiegazioni. L'Atleti Azzurri d'Italia (di Bergamo) nemmeno. I rimanenti undici portano il nome di una persona. Nel caso di quelli di Siena e Firenze, della stessa: Artemio Franchi, uno dei massimi dirigenti sportivi italiani e internazionali negli anni Settanta.

"PEPIN" - Franchi, tuttavia, rientra nella categoria "molto famosi". Personaggi che hanno segnato in maniera trasversale la storia del calcio. Come lui, Giuseppe Meazza, campione del mondo nel 1934 e nel 1938 con l'Italia di Vittorio Pozzo: "Pepìn" ha fatto soprattutto la fortuna dell'Inter, ma ha giocato anche, per poche stagioni, nel Milan e nella Juventus. "San Siro" come è chiamato lo stadio di Milano per via del quartiere dove è stato costruito, è intitolato a lui dal 1979, quando morì.

I PRESIDENTI - Com'era rossoblù il cuore di Renato Dall'Ara, il presidente del Bologna morto d'infarto tre giorni prima dello spareggio-scudetto tra gli emiliani e l'Inter nel 1964. E rossoblù, o meglio, rossazzurro, era il cuore anche di Angelo Massimino, "presidentissimo" del Catania, con qualche intermezzo, per venticinque anni. Memorabile una sua intervista in cui disse: "C'è chi può e chi non può: io può". Oreste Granillo, invece, oltre ad essere stato presidente della Reggina, fu eletto sindaco di Reggio Calabria. Renzo Barbera, infine, per dieci anni (dal 1970 al 1980) ricoprì la carica di massimo dirigente del Palermo. E ancora oggi viene ricordato per la grande sportività.

CAPITAN FERRARIS - Sono dunque i presidenti la categoria più rappresentata dagli stadi di A: quattro. Meglio dei calciatori. Che, oltre a Giuseppe Meazza, vedono omaggiato Luigi Ferraris. Curiosamente anche qui viene più spesso citato il quartiere di Genova dove è costruito l'impianto sportivo, e cioè Marassi. Ferraris, nato a Saluzzo (in Piemonte) giocò nel Genoa dal 1907 al 1911: "alto, robusto e dalla barba bionda", così lo ricordano i giornali dell'epoca. Quattro anni soltanto, dunque, culminati con la fascia di capitano. Benvoluto da tutti, in campo era, per usare la terminologia corrente, un mediano di rottura. Poi dovette andare a lavorare all'Oeg (Officine elettriche genovesi), e finì arruolato nella Prima Guerra Mondiale, dove fu ucciso da una granata austriaca. Aveva 28 anni.

IL BENEFATTORE - Un caso a parte, infine, è Marc'Antonio Bentegodi. A Verona una vera istituzione, quantomeno in ambito sportivo. E tutto pur essendo vissuto dal 1818 al 1873, quando il calcio in Italia ancora non esisteva. Figurarsi una squadra nella città veneta: l'Hellas, infatti, fu fondata nel 1903, e il Chievo nel 1929. Bentegodi, tuttavia, fu un benefattore prima e dopo la morte: lasciò un quarto della sua eredità affinché venissero sviluppate le attività sportive veronesi. Soprattutto atletica, ginnastica, scherma, nuoto e pallanuoto. Il pallone fece il resto, dedicandogli lo stadio nel 1963. A Verona, comunque, esistono anche una via e una scuola elementare intitolate a Bentegodi.

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