"Non chiamatelo Venerdì: per un bimbo nome ridicolo"

"Chissà, se di cognome facessimo Agnelli, Totti o Blasi allora, forse, il nostro bambino si sarebbe chiamato Venerdì, invece... ". Invece Mara e Roberto, che sono titolari di un bar nel pur esclusivo porticciolo di Nervi, sono stati sconfitti. La Corte d'Appello ha, infatti, confermato quanto già deciso dal tribunale dopo la segnalazione dell'anagrafe comunale. Il bimbo, che ha 15 mesi, dovrà chiamarsi Gregorio (santo del giorno di nascita). Venerdì, il nome scelto dai genitori, va bocciato come prescrive la legge per gli appellativi "ridicoli o vergognosi" che avrebbero trasformato il bimbo nello "zimbello del gruppo", precludendogli "serene relazioni interpersonali". Tre le motivazioni: letteraria, religiosa, popolare.

"Il nome Venerdì - scrivono i giudici - comportava il collegamento immediato al romanzo Robinson Crusoe di Daniel Defoe... ad una figura caratterizzata da un ruolo di sudditanza e di inferiorità la quale, pur elevandosi dal suo stato di creatura selvaggia, non arrivava mai ad essere equiparabile all'immagine dell'uomo civilizzato".

Poi ci sono le implicazioni religiose e quelle popolari legate alla superstizione. I giudici (presidente Maria Teresa Bonavia, Loris Pirozzi, Rosa Maria Di Virgilio) sentenziano che "... inoltre al venerdì come giorno della settimana sono notoriamente connesse connotazioni di tristezza e di penitenza, essendo addirittura associate nei proverbi popolari a connotazioni negative, di sfortuna (venerdì 17, ndr)".

Il legale della coppia, l'avvocato Paola Rossi, aveva sottolineato nel ricorso come nessuno si sia mai sognato di contestare formalmente le scelte dei nomi degli appartenenti all'alta società, ma la Corte non affronta il punto. E neppure la smuove l'elenco che l'avvocato presenta come potenzialmente strani o indecorosi: Domenico, Sabato, Sabatino, Secondo, Ultimo, Lupo, Genuflessa, Crocefissa, Addolorata, Incatenata.

E più avanti: "... è proprio la diffusione di un prenome - scrivono i magistrati - ad escluderne l'inusualità, la stranezza, la bizzarria e, quindi, il ridicolo". Massimo Bacigalupo, ordinario di letteratura angloamericana all'università di Genova, non concorda con i giudici. "Mi sembra molto capziosa l'associazione tra il nome e il personaggio letterario che sostengono i giudici. Non so, oggi, con tutti i personaggi che popolano le fantasie dei più giovani, quanti siano realmente i lettori del romanzo".
18 dicembre 2007 - Articolo tratto da Repubblica.it
18 dicembre 2007

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