Nomi palindromi, armonie dei suoni

La cantante Elisa Casile, nome-e-cognome palindromico, mi scrive per assicurarmi a proposito di due punti sui quali, in realtà, avevo pochi dubbi. Primo punto: il suo nome-e-cognome è quello originario, non è uno pseudonimo; secondo punto: i suoi genitori a lungo non si sono resi conto del palindromo.

Ora mi piacerebbe potervi dire che l'incidenza di nomi-e-cognomi palindromici in Italia è dello 0,46 per mille, quindi in perfetto allineamento con la presenza di sequenze casualmente palindromiche nei discorsi e nei testi. Nella triste realtà non dispongo affatto di statistiche del genere, ma non mi pare un'estrapolazione troppo ardita: i palindromi essendo una disposizione particolare delle sequenze di lettere (o di altri elementi), possono anche semplicemente capitare. Ci sono anche sequenze palindromiche nel Dna e nell'Rna e non conosco nessuno che sostenga che Dio ce le abbia messe apposta (ma che non lo sappia io non esclude, di questi tempi, che esistano studiosi di questa opinione, secondo una tendenza scientifica che battezzerei "teo-gen").

Anni fa la Stampa pubblicò la lettera di una signora che non si capacitava di aver dato inconsapevolmente un nome anagrammatico a sua figlia, che si chiamava Loredana Andreola (io avrei voluto chiederle se per caso il fratello non si chiamasse Aleandro, come un cantante allora di moda). Cose che càpitano, come il mezzo verso antipodico "(as) snug as a gun" di Seamus Heaney o l'interesse anagrammatico dell'allenatore Roberto Mancini, detto Mancio, per il calciatore brasiliano Maicon - entrambi casi di cui abbiamo parlato nelle ultime settimane.

La domanda più interessante è quanto queste combinazioni casuali sono aiutate, nel caso in cui un autore (o una coppia di neo-genitori, o neo-gen) sia alla ricerca di particolari armonie di suoni. Mi raccontava Giampaolo Dossena che, quando nella sua rubrica si mise a cercare versi con allitterazioni (come "Amor ch'A nullo Amato Amar perdona"), Primo Levi gli confidò che aveva sempre fatto cose simili nelle proprie poesie, ma che non aveva idea né del perché né del fatto che tali fenomeni fossero studiati.

30 aprile 2011 - Articolo di Stefano Bartezzaghi (Lessico e Nuvole)
tratto Repubblica.it
30 aprile 2010

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