Quanti Sofia e Alessandro tra i bimbi italiani!

Milano, gruppetto di pargoli ai giardinetti. Provate a chiamare forte “Sofia”. Si gireranno una decina di bimbette. Già perché questo si è confermato il nome più gettonato del 2011. Seguito da Giulia, Alice e Sara. Per i maschietti, vincono Alessandro, Matteo e Leonardo. E a guardare le classifiche recenti di Roma, Firenze e Napoli le scelte sono analoghe, fatta eccezione per qualche Antonio e Giuseppe in più e qualche Filippo in meno al sud. Tutto sommato l'Unità d'Italia si conferma anche all'anagrafe. E si va sul classico. Il “famolo strano” non funziona più: Jessica, tanto in voga negli anni '90, è quasi scomparso.

Certo, le mode cambiano: gli anni '60-'70 erano quelli di Paolo, Paola, Patrizia, Daniela Barbara, Stefano e Stefania. Oggi abbiamo rispolverato nomi ottocenteschi come Emma e Matilde o i mai abbandonati Francesco e Leonardo. Insomma, attingiamo alla tradizione. «Cinema, tv e sport funzionano come spot pubblicitari per la scelta dei nomi» spiega il professor Enzo Caffarelli, direttore della rivista italiana di Onomastica e coordinatore scientifico del laboratorio internazionale di onomastica dell'Università Tor Vergata. «I nomi diventano “di moda” con l'imitazione del vicino e dal sentire bello un nome dimenticato». Di qui il recupero di certi nomi “da vecchia zia” come Matilde. «Poi, da noi pesa ancora molto la tradizione familiare e religiosa». Non a caso, i nomi più diffusi per tutto il XX secolo sono stati Giuseppe e Maria.

Certo, capita che qualche proposta venga respinta, a volte si finisce addirittura davanti al giudice. Ma sono rarità da telegiornale. E le bizzarrie di certi figli di calciatori, vedi Cristofer con l'acca o senz'acca nel caso dei pupi, nell'ordine, di Antonio Cassano e Francesco Totti, restano, appunto, bizzarrie. Non sempre tollerate dai funzionari comunali. Qualche ufficio anagrafico in giro per l'Italia si rifiuta ancora di registrare il nome Asia per una neonata. E non cercate di rimediare proponendo come alternativa Andrea: in Italia sono vietati i nomi in cui il genere non è chiaro. «La nostra legislazione è abbastanza severa. Sicuramente molto di più che negli Stati Uniti, o in Gran Bretagna dove si può inventare praticamente qualsiasi nome», spiega Caffarelli. Altrimenti non si spiegherebbero Apple, la figlia di Gwyneth Paltrow o Moon Unit, scelto da Frank Zappa. Ma neppure Condoleeza, scelto nel 1954, nell'Alabama, dai coniugi Rice per la bimba che con George W. Bush sarebbe diventata segretario di Stato. Non è un nome ma una pronuncia: l'istruzione musicale “con dolcezza” detta da un'inglese suona così.

«Da noi è vietato mettere per nome un cognome. O un nome ridicolo. E anche un nome geografico» spiega Caffarelli. Di qui spiegate certe resistenze su Asia. «Aggirabili, in verità: in fondo si può dimostrare che Asia è diminutivo di Adelasia o magari di Anastasia e poi Asia è anche un personaggio mitologico oltre che un continente». Come Oceano, del resto. Ma chi avrebbe detto no a un rampollo di casa Agnelli?
Se la geografia è vietata all'anagrafe, nessun fan della Lega potrà dunque chiamare una figlia Padania? «Non escludo che qualcuno l'abbia fatto» commenta Caffarelli. «Siccome lo Stato dice che ufficialmente la Padania non esiste, potrebbe averla fatta franca...».
Qualcosa non torna: nonostante i divieti, nessuno al Campidoglio si è opposto a Chanel per la secondogenita di Totti (chissà, magari un impegato laziale ma sarà stato subito zittito). Non è un cognome, in fondo? Poi è pure un marchio… «In realtà in Francia è documentato anche come nome» spiega Caffarelli. «E poi il fatto che sia un marchio non vuol dire nulla: ho conosciuto il caso di una bambina che si chiama Lufthansa. La compagnia, dopo averlo saputo, voleva assegnare un premio alla famiglia: quasi un secondo trauma per questa bimba».

Ecco, i traumi da nome sbagliato: nei Paesi anglosassoni e nell'Europa del Nord i governi stanno introducendo divieti verso quelli che in futuro potrebbero creare problemi al bambino. Come il caso, statunitense, di Sinbin, letteralmente, la panca di penalità del rugby e dell'hockey. Oppure verso quelli che risultano offensivi verso i credenti dei vari culti (Jesuswept, letteralmente, pianto di Cristo). Insomma, dopo decenni di de-regulation ora si sta pensando di introdurre qualche regola. Anche perché, è dimostrato, i nomi influenzano le scelte future di chi li porta: uno studio americano ha rivelato come i Dennis hanno maggiori propabilità di diventare dentisti dei Walter. E tra le giovani promesse del calcio brasiliano c'è il 17enne Roberto Baggio Araujo Bastos: nel 1994 suo papà, incollato alla tv a guardare la finale dei mondiali Italia-Brasile, promise che se Baggio avesse sbagliato il rigore avrebbe chiamato come lui il figlio in arrivo. Appunto.
6 febbraio 2012 - Articolo di Elisa Messina
tratto da IoDonna.it

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