Date un'occhiata al sito Internet www.nomix.it/nomibizzarri.php. Scoprirete stupefatti che all'anagrafe risultano iscritti Buonanno Felice e Culetto Rosa. Che a Genova risiede un certo Cristoforo Colombo. Che tale Guglielmo Zecca fa il veterinario, Giovanni Gambarotta l'ortopedico. E Laura Bigodini la parrucchiera. Incontrare alcuni di loro, diciamolo, non è stato facile. Sbeffeggiati da una vita e fin troppo consapevoli di rientrare nell'antico motto latino "nomen omen" (il nome è il destino), i più rifiutano gentilmente di parlare.
Altri, ormai, hanno gettato la spugna e la prendono sul ridere. Stefano Indelicato, 60 anni, ginecologo torinese giunto alla pensione, ci racconta divertito la sua storia: "Ho visitato migliaia di donne, ho fatto nascere centinaia di bambini. E non so dire quante volte, dopo la visita, le mie pazienti mi hanno confidato: "Però, dottore, lei non è mica così indelicato! Cambi cognome". La sorte è stata più benevola con Lauretta Guarisco, 45 anni, medico oculista consulente dell'ospedale San Raffaele di Milano. "Ogni volta che un paziente entra nello studio, mi sento ripetere la stessa frase: dottoressa Guarisco, sono sicuro che lei risolverà i miei problemi!" racconta.
"Per me, comunque, il cognome è stato benaugurante". Ha ragione Lauretta a dire nel "suo" caso: spesso, portare una identità bizzarra è una condanna che i genitori più sadici affliggono ai malcapitati figli. "I nomi rispecchiano il carattere di chi li porta e ne anticipano il destino" conferma lo psichiatra Raffaele Morelli. "Andrebbero quindi scelti con attenzione: possono incidere sulla nostra personalità con la loro dolcezza. O, al contrario, con la loro durezza". Certo: un nome, anche il più sgraziato, si può sempre ingentilire con un diminutivo. Ma liberarsi di un cognome ingombrante è più complicato. Provate a immaginare cosa significa chiamarsi Malacarne e fare il macellaio. Oppure presentarsi come l'architetto Emilia Guastadisegni.
è dura la vita per chi nel nome porta inciso un destino. I fratelli Rufino e Giuseppe Diotallevi, 48 e 51 anni, non hanno potuto evitare di trovarsi in dote un'agenzia di pompe funebri. Il patriarca Grandolino, infatti, ha fondato a Foligno la premiata ditta di famiglia 40 anni fa. E ora il loro nome evoca immediatamente immagini mortuarie. "Ci siamo abituati" dicono. "Ma prendiamo la nostra rivincita sul campo di pallone: giochiamo in una squadra di calcio che colleziona coppe e vittorie. Sarà perché gli avversari superstiziosi ci scansano?". Ma no, che dice, signor Diotallevi. O forse...Articolo tratto da DONNA MODERNA
del 21/07/2004