Andrea non basta, il giudice impone anche Emma

La Sezione per la famiglia della Corte d'appello di Torino ha deciso: la bimba di Rivalta che i genitori volevano chiamare Andrea sarà invece Emma. Anzi Andrea Emma. I giudici hanno quindi accolto il reclamo del sostituto procuratore Andrea Longi, che si era rivolto a loro dopo che il tribunale aveva invece avallato la scelta dei coniugi Paolo C. e Alessandra D. spiegando che la bambina, nata il 23 novembre 2007, poteva essere chiamata Andrea.

La motivazione della sentenza della Corte d'Appello è stata depositata ieri mattina. Otto pagine in cui il presidente Marina Ponzetto spiega, citando il regolamento per la revisione e la semplificazione dell'ordinamento dello stato civile, che "il nome imposto al bambino deve corrispondere al sesso e può essere composto da uno o più elementi onomastici anche separati, non superiori a tre. La ratio della norma risiede nell'esigenza di tutelare il neonato affinché questi non debba subire il pregiudizio che, secondo il comune sentire, gli deriverebbe durante la vita dall'aver un nome che, dissonante rispetto al sesso di appartenenza, lo porrebbe in una situazione di disagio paragonabile a quella in cui si troverebbe nel caso di attribuzione di un nome ridicolo o vergognoso".

Per poi sottolineare: "Escluso che in italiano Andrea valga indifferentemente come nome maschile e femminile, occorre ulteriormente considerare che è invece senz'altro usato con riguardo ad una stessa persona l'abbinamento di separati elementi onomastici maschili e femminili allorché l'insieme così ottenuto, per l'ordine scelto o per altra ragione, sia compatibile con il sesso".

E il presidente conclude: "Nel caso in oggetto, la posposizione ad Andrea di un nome di certa ed esclusiva declinazione al femminile consente di raggiungere la scopo di mantenere una corretta corrispondenza tra nome e sesso. Così la soluzione prospettata in subordine dagli stessi genitori della piccola (comparsi il 25 febbraio scorso davanti ai giudici ndr) di aggiungere ad Andrea il nome Emma appare compatibile con l'interesse pubblico poiché non essendovi alcuna possibilità di equivoco sul secondo nome non crea dissonanza rispetto al sesso...".

24 luglio 2008 - Articolo di Meo Ponte
tratto da Repubblica.it
24 luglio 2008

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