L'Epifania

L'adagio popolare dice: l'Epifania tutte le feste porta via. Ciò offre il pretesto per riflettere sul termine "epifania", evidente grecismo che significa "manifestazione, rivelazione" del sacro o del divino (in quest'ultimo caso il termine più appropriato sarebbe "teofania").

Sappiamo tutti che la festa cristiana deriva dal Vangelo di Matteo (2,1-2: Nato Gesù a Betlemme di Giuda, al tempo del re Erode, ecco che dei Magi dall'Oriente giunsero a Gerusalemme e chiesero: dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo. Va notato che il gesto dell'adorazione, in greco proskynesis, era il tipico omaggio tributato ai sovrani orientali: genuflettersi sino a toccare la terra con la fronte, uso che Alessandro Magno ricavò dai Persiani e volle imporre a tutti i suoi sudditi, incontrando però molte resistenze da parte dei Greci).

Ma i Magi chi erano ? Il nome sembra derivare dall'iranico mogu (sacerdote) e ne abbiamo notizie nei testi classici (Erodoto, Diogene Laerzio, Plutarco): sarà solo Tertulliano a chiamarli "re" ed Origene a fissare il numero di tre; quanto ai nomi (Gasparre, Melchiorre, Baldassare), essi nascono solo nel sec. VI d.C.

In Erodoto (I, 101) i Magi sono una delle tribù dei Medi (nel III libro delle Storie erodotee, opera di piacevolissima lettura ancor'oggi, si parla diffusamente del loro rivolte), particolarmente esperti nell'interpretazione dei sogni : in I, 107 sgg sono loro che devono interpretare il sogno di Astiage, re dei Medi, che aveva visto sua figlia orinare con tanta abbondanza da inondare tutta l'Asia (sogno di sventura, che induce il re a non maritare la figlia con nessuno dei Medi, ma col persiano Cambise, che egli giudicava "molto al di sotto di un Medo di comune condizione": da quelle nozze nasce Ciro il Grande, che sottometterà i Medi !); in I, 132 sono i Magi a cantare la teogonia, cioè ad elencare i nomi delle divinità (la potenza del nome!) a scopo apotropaico. Che fossero tipi particolari, Erodoto lo segnala ripetutamente: I Magi sono molto diversi dagli altri uomini e anche dai sacerdoti egiziani: mentre questi ultimi ritengono un atto impuro uccidere qualunque animale, eccetto quelli che immolano per i sacrifici, i Magi possono uccidere di propria mano ogni essere vivente, tranne il cane e l'uomo, e reputano gran cosa poter dare la morte ugualmente alle formiche, ai serpenti e agli altri animali della terra e dell'aria (I, 140).

Diogene Laerzio nella sua opera Vite dei filosofi cita Aristotele e Sozione che considerarono i Magi addirittura gli inventori della ricerca filosofica presso i Persiani (I,1) e sul loro conto ci dà le seguenti informazioni: i Magi attendevano al culto degli dei e ai sacrifici ed alle preghiere, quasi fossero i soli ad essere ascoltati dagli dei; rinvenivano la sostanza delle cose e l'origine degli dei nel fuoco, nella terra e nell'acqua; non ammettevano gli idoli di legno ed erano violenti avversari di quanti dicevano essere gli dei e maschi e femmine. […]I Magi sono più antichi degli Egizi e ammettono due principi, il demone buono e il demone cattivo, di cui al primo danno i nomi di Zeus e Oromasde, al secondo i nomi di Ade e Arimanio. […]I Magi credevano nella resurrezione degli uomini e nella loro futura immortalità e che il mondo avrebbe continuato ad esistere per le loro preghiere (I, 6 sgg): a rifletterci sopra, molti tratti giustificano pienamente l'adozione di questi uomini da parte dei Cristiani.

E la Befana? Il nome è un'evidente corruzione popolare di "epifania", e la vecchia , piuttosto brutta, che porta i doni , divenuta ormai corrispettivo femminile di Babbo Natale (si notino analogie e differenze: entrambi vecchi, lei macilenta e brutta, lui grasso e gioviale; entrambi volano e penetrano nelle case; entrambi dispensatori di doni, lei più poveri: dolciumi, frutti, ecc..; lui più ricchi ed importanti) è forse la personificazione dell'anno vecchio che se n'è andato.

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