Einmal ist keinmal - Il piacere della ripetizione

L’ultima volta si parlava dell’importanza del “ripetere”: eppure, oggi imperversa una moda didattica che tende ad evitare il più possibile di ri-proporre cose (brani,libri, opere, concetti,ecc..) già affrontati in precedenza. Partiamo dall’etimologia: il termine deriva da “repeto”, verbo latino che ha inizialmente il significato di “ritornare di nuovo”, ma anche di “assalire di nuovo”, “richiamare, far tornare” (e anche, in senso figurato, “far tornare alla memoria, ricordare”), “reclamare, recuperare, riconquistare”.

In definitiva, si deve o no ripetere? La ripetizione è di per sé gradevole o sgradevole? Vediamo qualche illustre parere al riguardo. Ne Il nome della rosa il terribile Jorge de Burgos afferma solennemente dal pulpito: “ Non vi è progresso, non vi è rivoluzione di evi, nella vicenda del sapere, ma al massimo continua e sublime ricapitolazione[…].Si dice che un califfo orientale un giorno desse alle fiamme la biblioteca di una città famosa e gloriosa e orgogliosa e che, mentre quelle migliaia di volumi ardevano, dicesse che essi potevano e dovevano scomparire: perché o ripetevano quello che già diceva il corano e dunque erano inutili, o contraddicevano quel libro sacro agli infedeli e dunque erano dannosi.”

Schopenhauer in una bella opera, Sul mestiere dello scrittore e sullo stile, scrive: “Repetitio est mater studiorum. Ogni e qualsiasi libro importante deve essere letto subito due volte; in parte perché le cose vengono capite meglio la seconda volta nella loro concatenazione, e si riesce a comprendere il principio veramente bene soltanto dopo aver conosciuto la fine; in parte perché, verso ogni brano, la seconda volta ci troviamo in un diverso stato d’animo rispetto alla prima volta e, grazie a ciò, l’impressione riesce diversa, ed è come vedere un oggetto in un’altra luce.”

Spostando le considerazioni in un ambito decisamente più esistenziale, Milan Kundera con grande finezza ne L’insostenibile leggerezza dell’essere argomenta: “La vita umana si svolge una sola volta e quindi non potremo mai appurare quale nostra decisione sia stata buona e quale cattiva, perché in una data situazione possiamo decidere una volta soltanto. Non ci viene data una seconda, terza o quarta vita per poter confrontare diverse decisioni.[…] Einmal ist keinmal. Quello che avviene solo una volta è come se non fosse mai accaduto.[…] La storia è leggera al pari delle singole vite umane, insostenibilmente leggera, leggera come una piuma, come la polvere che turbina nell’aria, come qualcosa che domani non ci sarà più.[…] Il tempo umano non ruota in cerchio, ma avanza veloce in linea retta. E’ per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di ripetizione”.

E voi cosa ne pensate?

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