L'importanza del nome

"Nominare" le cose non è un semplice esercizio di fantasia, ma un momento fondamentale della creazione e/o della scoperta del mondo.

Nella Bibbia leggiamo: Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti li uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome: Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche (Genesi, 2, 19-20): di ciò si ricorda Giovanni Pascoli, quando parlando del fanciullino (cioè di quella parte di fanciullo che resta per sempre nell'animo dell'uomo e che si realizza compiutamente nel poeta) lo definisce l'Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede e sente: ciò permetterebbe interessanti riflessioni sul valore del nome, del dare nomi per il bambino e per il poeta!

In tutte le culture religiose conoscere il nome significa conoscere l'essenza e pronunciarlo equivale ad evocare e ad impadronirsi della forza di chi tale nome porta: in ciò sta la ragione del divieto biblico circa il dire invano il nome di Dio (Esodo, 20, 7). La cultura classica ci ha lasciato molteplici esempi dell'importanza dei nomi degli dei: valga per tutti , la celebre invocazione del Coro dell' Agamennone di Eschilo: Zeus, qualunque mai sia il tuo nome, se con questo ti piace essere chiamato, con questo ti invoco (vv.160-162).

Per gli uomini l'inizio della vita coincide con l'assunzione di un nome. Ma ciò vale anche per l'ingresso in realtà completamente nuove: il farsi monaco, frate o suora; l'aderire a qualche setta o a qualche società segreta, ecc…

Sull'importanza magica del nome scrive cose illuminanti James G.Frazer nel suo Il ramo d'oro,particolarmente in relazione all'uso del doppio nome presso la civiltà egizia e quella indiana:
Ogni egiziano riceveva due nomi conosciuti rispettivamente come il vero nome e il nome buono, o come il nome grande e il nome piccolo: e mentre il nome buono o piccolo era pubblico, il nome vero e grande si teneva nascosto con ogni cura. Il bambino bramino riceveva due nomi, uno per l'uso comune, l'altro segreto, conosciuto soltanto dal padre e dalla madre. Questo secondo nome non si usa che nei riti, come nel matrimonio. Quest'uso è destinato a proteggere la persona dalla magia, poiché un incantesimo diventa efficace soltanto in combinazione col nome vero.

"Il mio nome non sai? Dimmi il mio nome / dimmi il mio nome e all'alba morirò": così dice il protagonista maschile di un'opera lirica novecentesca, affidando la propria sorte alla conoscenza del nome da parte della crudele principessa. Di quale opera si tratta?

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