I Nomi della Mitologia Greca e Romana

Con queste parole Eulalia inaugura la sua collaborazione con Nomix.it per portarci alla scoperta dei nomi delle divinità antiche, dei miti e della letteratura. Da non perdere....

Tra le storie più antiche che si possono raccontare, ci sono senz'altro le affascinanti vicende degli dei greci e romani: gli dei erano rappresentati come figure umane e avevano passioni decisamente terrene. I racconti dei loro amori, delle loro gelosie, dei loro odi, dei dispetti che si facevano tra di loro e che facevano agli uomini sono arrivati fino alle nostre orecchie, e ancora oggi qualcuno porta il nome di una divinità classica o un nome che gli è dedicato.

Cominciando proprio da molto molto lontano, cioè all'origine di tutto ciò che è stato creato, troviamo Gea: nata dal totale Caos che c'era quando non esisteva nulla, Gea è la madre terra, che generò il cielo (Urano) e il mare (Ponto), è la natura e la forza creatrice. Secondo le leggende più antiche, poi, dal Caos fu generato anche Eros, il dio dell'amore che colpiva con le sue frecce gli uomini e gli dei e li faceva innamorare; altre leggende lo vogliono nato da Afrodite e Ares, ma in ogni caso Eros è simbolo della forza dell'amore che fa girare il mondo, dà la vita e sconvolge l'esistenza... visto che le frecce di Eros portavano un bello scompiglio!

Una volta per esempio si arrabbiò con Apollo, che l'aveva preso in giro, e lo colpì con una freccia d'oro facendolo innamorare della bella Dafne, e colpì Dafne con una freccia di piombo per renderla insensibile all'amore. Apollo divenne per Dafne una persecuzione, a tal punto che la ninfa implorò il padre Peneo di salvarla: questi accolse le sue richieste e la trasformò in un cespuglio di alloro, che prese il suo nome; al povero Apollo non restò che portare sempre con sé un rametto di alloro.

Un'altra volta colpì con una freccia Afrodite e la fece innamorare di Adone: era un giovane bellissimo, talmente bello che ancora noi usiamo il suo nome come simbolo di uomo prestante e attraente; Afrodite non aveva Adone tutto per sé, ma lo doveva dividere con la dea degli Inferi, Persefone, che a sua volta si innamorò perdutamente del giovane; il poveretto, alla fine, morì ucciso da un cinghiale: e non si capì mai se fu per colpa della gelosia di Persefone o di Ares, amante di Afrodite.

Ares a sua volta non era certo un tipo facile: era il dio della guerra, nato dalle due divinità maggiori dell'Olimpo, Zeus ed Era. Ares personifica lo spirito battagliero, ed era bruttissimo, aggressivo e molto poco amato, perché spingeva alla battaglia puntando tutto sulla forza bruta; contrapposta a lui (e spesso vincente su di lui) c'era invece Atena, che presiedeva la guerra dal punto di vista tattico e strategico; era la dea della ragione, della saggezza, della prudenza, e non a caso: Atena era nata dal cervello di Zeus (beh... Zeus si era divorato Metide, la madre di Atena, quando era incinta... ma vista la nascita di una dea così importante si può dire che non tutti i mali vengono per nuocere!). Atena era amata e venerata sia ad Atene che a Troia, aiutava artisti, poeti e filosofi, ed è un simbolo tutto femminile di altera bellezza, decisione, capacità, intelligenza. Non che fosse perfetta... era un po' permalosa non sapeva perdere: quando Aracne la sfidò a una gara di tessitura e vide che davvero la mortale era brava quanto lei, se la legò al dito e la trasformò in ragno. Inoltre pare che fosse un po' difficile quanto a gusti sentimentali: non ebbe mai una storia d'amore.

Una divinità meno socialmente impegnata e più dedita alle storie famigliari era invece Demetra; dea della terra e della fertilità, dei campi e del grano, era sorella di Zeus ed ebbe da lui una figlia, Persefone (proprio lei, la Persefone innamorata di Adone); la fanciulla fu rapita da Ade, sovrano del Regno dei Morti, e la madre la cercò nove giorni e nove notti, finché scoprì dov'era finita: prese allora un accordo che prevedeva che Persefone passasse parte dell'anno con Ade e parte dell'anno con la madre. Questo spiegherebbe il ciclo delle stagioni e della vegetazione: nei mesi di permanenza della figlia agli Inferi, Demetra per il dolore rende la terra sterile e non vi fa crescere nulla. Demetra è un altro esempio di come il grande meccanismo del mondo è regolato dall'amore.

Ma come aveva fatto Demetra a scoprire dove si trovava la figlia? Glielo disse un dio che poteva vedere tutto: Elio, il dio del sole, che al mattino si svegliava da Oceano a oriente, percorreva tutto il cielo e andava a dormire a Oceano in occidente, e nel tragitto niente gli sfuggiva di quello che stava succedendo!

Gli antichi hanno fatto poi un po' di confusione, e a un certo punto hanno confuso il dio del sole Elio con Apollo, e le due figure si sono sovrapposte e unificate. Apollo, che veniva spesso chiamato anche Febo, era il dio della previsione del futuro (famoso il suo oracolo), delle arti e delle scienze, ma anche della giustizia e del castigo, e per mantenere la giustizia spesso non si faceva tanti scrupoli; però aveva un debole per la musica: quando Ermes, messaggero degli dei e dio dei pastori, della giovinezza e dell'eloquenza, gli rubò una mandria di mucche, contrattò la pace in cambio di una lira fatta a mano che divenne lo strumento preferito di Apollo.

E dopo aver visto come nasce il sole, chiudiamo con la storia della dea della luna, Selene, una storia romanticissima e un po' triste: un giorno vide in una grotta un giovane addormentato, Endimione; se ne innamorò perdutamente e lo baciò sugli occhi; ne nacque un grande amore, che diede la luce a ben cinquanta figlie; ma Selene non sopportava l'idea che un giorno il suo amante potesse morire, e lo fece sprofondare in un sonno eterno per poi andare a trovarlo ogni notte. Endimione dormiva con gli occhi aperti, per poter vedere l'apparizione della sua donna. Altre versioni meno romantiche della storia sostengono che Endimione avesse chiesto a Zeus di dormire per non perdere la sua giovanile bellezza, o addirittura per evitare che Selene rischiasse un'ulteriore gravidanza! Selene comunque non perde il suo fascino di personificazione della luna, che regala un po' di luce alla notte e un po' di sogno alla realtà.

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