Odissea - Il ritorno di Ulisse a Itaca

Ulisse finalmente, dopo lunghe peripezie, è arrivato alla sua amata Itaca; viene depositato sulla riva dell'isola ancora addormentato e quando si sveglia, stravolto dal viaggio e dalle avventure, non capisce neanche dove si trova... ma nel momento in cui riesce a riprendersi un attimo e si guarda bene intorno, si rende conto di essere a casa e bacia la terra raggiante di felicità; quello che lo aspetta però non è tutto rose e fiori: deve ancora vedersela con i Proci, che durante la sua assenza hanno cercato di sottrargli trono e moglie, e con tutti i cittadini che non hanno mantenuto la fedeltà nei suoi confronti.

Per fortuna gli arriva subito un aiuto dall'alto: Pallade Atena gli organizza un incontro, in segreto, con il figlio Telemaco, usando come base il porcaro Eumeo, un suddito che gli è rimasto fedele per tutti i lunghi anni del suo viaggio; Ulisse si traveste da mendicante, per poter sondare le intenzioni del figlio, ma una volta capito che l'amore è rimasto immutato gli rivela sua identità: i due si abbracciano, e progettano la vendetta contro i Proci.

Sempre celato nei panni da mendicante, Ulisse va alla reggia, tranquillo perché il travestimento lo rende irriconoscibile. Qui lo aspetta il primo grande dolore: nessuno si è occupato del suo cane, Argo, che trova malconcio in un immondizzaio; non appena vede il padrone, il cane non si fa ingannare dal travestimento e si alza per corrergli incontro, ma muore non appena arriva ai suoi piedi.

Non tutti gli riservano la calorosa accoglienza di Argo: i Proci, per esempio, trattano piuttosto male lo sconosciuto mendicante, e comunque nessuno lo riconosce salvo la sua nutrice, Euriclea, che però promette di non rivelare nulla a nessuno. Ulisse incontra anche Penelope, ma non le si svela: fortunatamente, dalle sue parole, capisce che la donna ha un forte desiderio di rivedere il marito. La regina tratta con cortesia e riguardo l'ignoto viandante, e gli racconta che sta per proporre ai Proci una gara con l'arco, la preferita del marito, che consiste nel far passare una freccia tra alcuni anelli.

Arriva il giorno della gara; nessuno, neanche Telemaco, riesce a tendere l'arco di Ulisse, lo strumento che serve per affrontare la prova. Ulisse, sempre nei panni del viandante, chiede di far provare lui; i Proci ridono sprezzanti, ma lo straniero prende l'arco, lo tende senza nessuna fatica e scaglia la freccia, centrando al primo colpo gli anelli. I Proci impallidiscono, Telemaco si mette di fianco al padre e la battaglia comincia. La prima freccia è per Antinoo, il capo, e in seguito tutti i Proci vengono trucidati; a Euriclea il compito di purificare la reggia dal fiume di sangue.

Euriclea dà a Penelope la grande notizia che Ulisse che è tornato; ma la donna ancora non riconosce il marito, non riesce a crederci, nemmeno quando se lo ritrova davanti... lui, per farsi identificare, è costretto a raccontarle come aveva, a suo tempo, costruito il loro letto nuziale... solo allora lei si scioglie in lacrime e lo abbraccia. I due, felici di essersi ritrovati, e soprattutto di aver ritrovato intatto il loro amore, passano l'intera notte a raccontarsi le loro sventure.

La mattina dopo Ulisse si reca dal vecchio padre Laerte e lo porta alla reggia. Non sono finite le ostilità: ci sono alcuni cittadini itacensi che cercano di vendicare la morte dei Proci, ma ancora una volta interviene Pallade Atena; grazie al suo aiuto viene sigillato un patto di pace tra Ulisse e il suo popolo, e finalmente dopo tanti anni tornano la serenità e la calma sull'isola di Itaca e nell'animo inquieto ed errabondo di Ulisse.

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