Tragedie Greche - Medea, Fedra e Alcesti

Concludiamo il nostro viaggio nel mondo delle antiche tragedie greche con la storia di tre donne, e si sa che quando si parla di donne si finisce sempre a parlare anche di amore... e l'amore ha tante facce, sfortunatamente non tutte sorridenti.

Ce lo dimostra il personaggio femminile forse più tremendo che i tragici siano riusciti a inventarsi, Medea; Medea è una maga: sa addormentare i draghi, rendere gli uomini invulnerabili, restituire la giovinezza agli anziani; ed è la moglie di Giasone, dal quale ha avuto due figli. Ma Giasone a un certo punto decide di abbandonarla per sposare la figlia di Creonte, re di Corinto, e Creonte, per evitare problemi, ordina a Medea di lasciare immediatamente la città. Presa dalla disperazione, la maga decide di vendicarsi e manda in dono alla figlia del re delle vesti intrise di veleno, che uccidono immediatamente lei e anche il padre, che cerca di soccorrerla. Ma l'atroce vendetta non finisce qui: per far soffrire Giasone, Medea arriva a uccidere i propri figli e, davanti agli occhi di Giasone incredulo e tramortito, se ne va su di un carro alato con i cadaveri dei bambini appena uccisi. La magia non ha potuto in alcun modo contrastare la furia e il dolore: né completamente colpevole né completamente innocente, Medea è vittima del destino ma non accetta di sottomettersi; è forte, determinata e fiera fino in fondo nel compiere i suoi terribili propositi, talmente accesa nei suoi sentimenti da poter trasformare in un attimo un grande amore in un odio senza confini.

Anche la seconda storia inizia con una donna che paga gli errori di un uomo: parliamo di Ippolito, figlio di Teseo (Teseo è colui che ha ucciso il Minotauro con l'aiuto di Arianna e poi ha abbandonato la fanciulla su un'isoletta). Ippolito venera Artemide, la dea della caccia, e trascura Afrodite, la dea dell'amore: quest'ultima, offesa, decide di fargli provare la forza del suo potere e fa innamorare perdutamente di lui la sua matrigna, l'attuale moglie di Teseo, Fedra. Fedra soffre atrocemente, dilaniata dal desiderio e dal senso di colpa, e si confida con la sua nutrice; questa, commossa e comprensiva, decide di confidare a Ippolito la causa del dolore della donna. Ippolito fa precipitare la situazione, reagendo con orrore misto a un certo disgusto, adirandosi e imprecando contro Fedra, della quale non riesce a capire il tormento; Fedra si uccide, ma non prima di aver preparato la sua vendetta verso un uomo così insensibile e feroce: Teseo, di ritorno da un viaggio, trova la moglie appena morta e tra le sue mani una lettera nella quale accusa Ippolito di averle usato violenza. A sua volta dilaniato dal male e dalla rabbia, Teseo si rivolge a Poseidone, il dio degli oceani, e questi fa travolgere Ippolito dai suoi cavalli, sulla riva del mare. Ippolito però riesce ad avere giustizia prima di morire: Artemide lo difende, facendolo riconciliare con il padre negli ultimi momenti della sua vita. Fedra, l'unica vera sconfitta, diventa simbolo della forza della passione umana quando è incontenibile, quando non può tener conto del bene e del male e nemmeno delle regole della convivenza civile e sociale.

Ben diversa è invece l'ultima donna che stiamo per incontrare, Alcesti: sposata con Admeto, re di Fere, è madre e moglie felice, e vive in un quadretto di pace, di gioia e di serenità familiare che oggi forse ci sembrerebbe la pubblicità di qualche merendina... troppo bello per durare a lungo. Admeto viene colpito da una malattia che non ha cure, ed è destinato alla morte: un oracolo sentenzia che potrà salvarsi solo se un membro della sua famiglia accetterà di morire al posto suo. I genitori di Admeto alla sola idea fuggono; Alcesti si offre volontaria: da una parte le dispiace privare i propri figli della mamma, ma d'altra parte le sembra peggiore privarli del miglior padre possibile, e privare anche il popolo di un re amato e giusto. Così Alcesti si prepara al sacrificio, dice una preghiera e muore, e in quel momento Admeto si risveglia dall'agonia nel quale era caduto e comincia a piange l'amata moglie. Ma una volta tanto la storia finisce bene: passa di lì per caso Eracle, che dopo aver sentito la storia si mostra decisamente ammirato nei confronti di tanta dedizione; con i suoi poteri divini riporta alla luce dall'oltretomba l'anima di Alcesti, restituendola alla sua famiglia, finalmente ricongiunta. Semplice, dolce, serena, forte, Alcesti è il simbolo dell'amore più puro, più profondo, più sincero, e proprio questo amore la rende divina, dandole la possibilità di sfuggire anche alla morte.

NEWSLETTER
SONDAGGIO